Il bunker di Dalmine, reso agibile da un importante intervento di bonifica reso possibile grazie alla sensibilità della Amministrazione Comunale, è uno spazio ignoto e imperscrutabile, emotivamente labirintico, realissima icona di un tempo dolorosamente vicino. Una operazione di recupero e di valorizzazione che intende riconsegnarci la ricostruzione materiale e fisica di una storia importante e significativa del nostro territorio e della nostra comunità. E, oggi, questo luogo è possibile visitarlo ma non dovrebbe essere soltanto possibile ma obbligatorio venire a visitarlo. Anche se sono trascorsi meno di cento anni dalla Seconda Guerra Mondiale, mai come oggi, l’incubo di un conflitto che potrebbe coinvolgerci è più reale e vicino che mai e venire a vivere un luogo altamente simbolico come questo è in grado di farci cogliere il significato primo del conflitto. La sua mancanza di senso. La sua irragionevolezza di mettere l’uno contro l’altro individui o civiltà che nemmeno si conoscono e che si odiano soltanto per sentito dire. E, anche se tutto rimanda al tema dominante della morte o della paura della morte, è allora un bisogno di vita, di luce, quello di cui ci parla questo lavoro. Della vita che è infinitamente più grande e importante di qualsiasi guerra, di qualsiasi ragione, di qualsiasi ordine.