Quando i bombardieri aumentarono il raggio d’azione e il carico bellico, le città dovettero attrezzarsi con rifugi antiaerei per la protezione della popolazione.
I primi esempi comparvero in Spagna, durante il periodo della guerra civile, come il rifugio 307 di Barcellona caratterizzato da 400 metri di gallerie sotterranee.
In Italia il regio decreto legge 24 settembre 1936-XV n.2121 imponeva l’obbligo di apprestare un rifugio antiaereo in ciascuna abitazione di nuova costruzione, o in corso di costruzione.
Per gli edifici già esistenti si imponeva un riadattamento a rifugio degli spazi interrati, seminterrati o, in mancanza, del piano terra. Per lo più i ricoveri antiaerei venivano creati nei sotterranei dei palazzi, ma non erano adatti alla protezione nel caso in cui una bomba avesse centrato direttamente l’edificio.
Le gallerie erano rifugi più sicuri e talvolta anzichè crearle si riutilizzavano sotterranei antichi già esistenti: è il caso di Napoli, città ricca di cavità da dove si attingeva il tufo fin dai tempi degli antichi Greci, prontamente convertite al nuovo uso. Erano presenti anche bunker di superficie di vario tipo (emisferici, a capanna, a torre) allestiti per proteggere le maestranze delle fabbriche.
In Francia, oltre a costruirne di nuovi, in città come Cambrai o Parigi, furono utilizzati come rifugi i tunnel della metropolitana e i cunicoli che in entrambe le città abbondano, i quali vennero poi usati anche come nascondiglio dei primi nuclei della resistenza francese durante la Seconda Guerra Mondiale.
In Gran Bretagna le case più piccole non avevano cantine o seminterrati e si decise quindi di adattare a rifugio gli edifici che ne erano provvisti, come fabbriche e palazzi. A Londra come riparo si usarono alcuni tunnel della metropolitana, in altre città si sfruttarono vecchie miniere in disuso, campate di viadotti o qualunque opera si inoltrasse sotto terra, mentre a Dover si recuperarono i tunnel sotto l’omonimo castello risalenti addirittura al Medioevo. Tuttavia per la numerosa popolazione britannica questi luoghi non bastavano quindi si costruirono i rifugi comunali di strada (street communal shelters), realizzati in spazi pubblici con cemento, mattoni e manodopera forniti dal governo. Essendo scarsamente solidi si proposero però altre soluzioni: i rifugi Anderson, fatti di pannelli in lamiera ondulata erano collocati un metro sotto il suolo e presentavano 40 centimetri di terra sopra il tetto, durante la guerra ne furono prodotti 3,6 milioni; i rifugi Morrison, erano delle specie di gabbie di rete metallica fornite in scatola di montaggio, ne vennero distribuiti circa 600 mila; i rifugi Stanton, erano in cemento armato e avevano forma a capanna, venivano prefabbricati a pezzi e poi assemblati a destinazione dove dovevano essere semisepolti e ricoperti di terra. Uno dei più famosi bunker costruiti durante la guerra fu quello delle Cabinet War Rooms, a più di 10 metri sotto il livello stradale, da dove il primo ministro inglese seguì tutte le operazioni militari britanniche del secondo conflitto mondiale.
Infine la Germania, oltre ai rifugi ricavati nei seminterrati o scavati appositamente, fu l’unica a realizzare ricoveri antiaerei sopraelevati. Erano in cemento armato, non richiedevano dispendiosi scavi nel sottosuolo ed erano molto resistenti. Una variante di questi bunker furono le torri Winkel, dal nome del progettista, che avevano forma cilindrica e sommità conica per ridurre la vulnerabilità a colpi diretti. Vennero inoltre costruiti anche gli Einmannbunker, ossia rifugi antiaerei individuali destinati a chi aveva speciali compiti di sorveglianza antincendio o antisabotaggio.